nuova chiesa s. maria de is acquas

progetto: alessandro gioffre, stefano murgia, alessandro onali,  antonio pinna,
luogo: sardara
anno: 2009


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L'intero complesso religioso è modulato sulla base dei rapporti numerici simbolici dei testi sacri e sulla numerologia tradizionale cristiana, in particolare sui numeri 3, 7, 10 e 12. Il processo di generazione compositiva è regolato da formule geometriche basate sui significati biblici del quadrato e del cerchio.
PANI ZENITH RENDER
geometria facciata2 geometria pianta
PROSPETTO FACCIATA CHIESAb

Come nelle vecchie chiese romaniche e gotiche, la luce diviene elemento attivo, scolpisce e delinea le forme, spingendo verso il presbiterio lo sguardo dell’osservatore. Lo spazio diventa smaterializzato favorendo  la meditazione e la preghiera.
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Il porticato, metafora di abbraccio Paterno, è elemento di collegamento e punto d’osservazione, racchiude percorsi e diventa camminabile anche nella sua parte superiore, punto d’ascolto per le cerimonie all’aperto, luogo d’arrivo e di partenza.

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La facciata della chiesa è modulata sul numero 12 (è lunga 24m (12 x2) con 12 lastre concentriche, in moduli uguali) e sul numero 7 (6+1) su ogni lato e in elevato. La pianta è disegnata sul quadrato, il triangolo e il cerchio , simboleggianti l’uomo e Dio. Volutamente queste figure geometriche dialogano, si compenetrano e si cercano, combinandosi in maniera armoniosa, la chiesa come luogo di contatto per (e dell’) uomo con Dio.

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Il presbiterio è il punto focale della costruzione, tutte le strutture vi convergono, fortemente simbolico, richiama l’immagine di un campanile post-moderno, rivestito di marmo bianco, avvolge di luce la grande croce in bronzo che sovrasta l’altare. I materiali sono: la pietra bianca, che raccoglie la luce e la rimanda, il legno e i mattoni, simboli di semplicità e richiamo alle tradizioni. L’interno risulta sobrio e asciutto ma denso di significati, come si addice ad un luogo di culto: le acquasantiere, due semisfere in marmo bianco, inserite sui setti murari,  i banchi essenziali,  i confessionali, volumi cubici lisci, l’altare in marmo, La grande croce del presbiterio in bronzo, racchiusi in un gioco di volumi essenziali. Durante il giorno la luce, esclusivamente naturale, penetra dai lucernai del presbiterio,  dalla parte centrale della copertura in legno e lungo i lati della stessa , affluisce in modo zenitale mentre dalle aperture finestrate, molto attenuata dall’incavo dato dallo spessore delle murature, arriva una luce più soffusa.  Durante la notte, il meccanismo si inverte: la chiesa illuminata dall’interno irradia luce verso l’esterno. Le finestre in vetro lasciano trapelare la luce, la superficie dell’edificio irradia di raggi luminosi. La luce spinge verso l’altare Il visitatore e traccia percorsi simbolici: l’edificio è un orologio solare: in corrispondenza con i giorni dell’anno importanti per la tradizione cristiana e locale, la luce zenitale proietterà in orari prestabiliti figure geometriche evocative all’interno della navata centrale. Il porticato è un percorso di luce che cinge la chiesa e diventa con essa visione rassicurante di pace e armonia. Il complesso è dotato di tutte le caratteristiche necessarie a soddisfare i bisogni di una moderna parrocchia con l’abitazione per il parroco, l’oratorio, le sale per assemblee e convegni diocesiani, gli uffici e molteplici ambienti polifunzionali. Chiesa di mattoni ma soprattutto "edificio simbolico degli uomini che vanno incontro a Dio”, architettura dell’anima, cui si affida un ruolo di mediazione fra l’uomo e quel Padre che si vorrebbe più vicino, con il quale si sente l’esigenza di  interagire e comunicare.


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